Nelle ultime settimane abbiamo dedicato un po’ di spazio del nostro blog a degli interventi atti a risolvere i principali dubbi di tutte quelle persone che, per risparmiare in bolletta e per abbattere le emissioni nocive nell'ambiente, hanno deciso di investire nell'installazione di un impianto fotovoltaico.
Abbiamo già parlato dei requisiti necessari, delle tipologie di celle e degli elementi principali degli impianti: oggi, invece, vogliamo concentrarci sulla modalità di utilizzo dell'energia prodotta dai pannelli solari.
Molti di voi, infatti, non sanno cosa scegliere.
Meglio installare un sistema d'accumulo ed auto consumare l'energia prodotta, o svendere l'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico con il meccanismo dello scambio sul posto?
Per capire le differenze che intercorrono tra impianti fotovoltaici con scambio sul posto ed impianti con sistemi di accumulo bisogna ovviamente comprendere il preciso funzionamento di entrambe le soluzioni. Con lo scambio sul posto avviene per l’appunto uno ‘scambio’ che – almeno a parole – appare molto semplice.
Nel momento in cui l'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico è superiore alle esigenze dell'utente, questa viene automaticamente immessa sulla rete, a fronte di un rimborso sulla bolletta elettrica per l'elettricità ceduta al sistema.
Un caso tipico è relativo all'energia prodotta durante una mattina particolarmente assolata: in casa non c'è nessuno, e quindi, oltre all'energia utilizzata dal frigorifero, dal freezer e dai vari elettrodomestici in stand by, non vi è alcun impiego di elettricità.
Con il sistema dello scambio sul posto, questa viene distribuita nella rete. Allo stesso modo, in qualsiasi altro momento, quando i pannelli solari non riusciranno a garantire la produzione di energia ad esempio in una giornata nuvolosa o di notte l'elettricità necessaria verrà invece prelevata dalla rete, a fronte di un pagamento al gestore.
L’energia ceduta sarà pagata dal GSE.
Chi possiede un impianto fotovoltaico conosce bene il meccanismo dello scambio sul posto, e sa che non è poi così vantaggioso.
Negli anni si è osservato che il GSE rimborsa l’energia scambiata ad un prezzo sempre più basso. Basti pensare che l’energia che immettiamo in rete viene pagata c.a. 0,10 €/kWh, mentre acquistiamo energia a c.a. 0,25 €/kWh.
I sistemi di accumulo, o batterie per impianti fotovoltaici, sono invece pensati per dare più autosufficienza e per poter sfruttare a pieno l’energia auto-prodotta, riducendo così al minimo le richieste alla rete.
Questo significa che l'energia prodotta in eccesso dall'impianto fotovoltaico non viene ceduta alla rete, ma conservata nella batteria.
Con questa riserva di energia, dunque, diventa possibile sfruttare la propria energia pulita anche di notte o in caso di cielo nuvoloso, utilizzando l'energia accumulata nelle ore precedenti.
Oggi tutti i sistemi di accumulo più all'avanguardia possono essere dotati anche di funzione anti black - out.
Questa particolare funzione permette di continuare ad alimentare l’impianto elettrico tramite l’energia immagazzinata nel sistema di accumulo e prodotta dall'impianto fotovoltaico, anche in assenza di energia elettrica dalla rete.
Con il nuovo Gateway 2 di Tesla Powerwall in caso di black - out l'impianto fotovoltaico rimane in funzione producendo energia che verrà immessa direttamente nel sistema d'accumulo.
Esistono varie tipologie di accumulatore per fotovoltaico, vediamone alcune:
Non vi è dubbio che, guardando alla convenienza sul lungo termine, i sistemi di accumulo per fotovoltaico risultino la soluzione migliore.
La ragione è semplice: bisogna infatti calcolare che, quando si parla di scambio sul posto, il costo dell'energia prelevata è più alto rispetto alla tariffa dell'energia immessa.
Pur restando connessi alla rete elettrica, dunque, per sfruttare al massimo la propria energia, è necessario poter contare su un sistema di accumulo domestico.
L'autosufficienza, in questo senso, è dunque redditizia, oltre che eco sostenibile e rispettosa dell'ambiente.